martedì 6 dicembre 2011

La cuba bizantina di Malvagna

Un monumento ai piedi dell'Etna

Cuba di Malvagna (foto: www.sicilystockphoto.com)
Tra i resti architettonici più caratteristici del periodo bizantino in Sicilia, sicuramente si annoverano gli edifici noti come "cube". Cuba è una parola di origine araba che stava ad indicare gli edifici a cupola. Già l'archeologo Paolo Orsi, nel suo volume "Sicilia Bizantina" citava diverse cube nei territori delle odierne province di Siracusa e Ragusa (Ognina, Cittadella, Bango de Mare, Vigna de Mare). Le metteva in rilievo in quanto tipiche espressioni architettoniche bizantine, in contrapposizione all'impianto basilicale tipico dell'occidente. Una cuba è infatti caratterizzata da una cupola che copre la cella principale e da tre absidi, tipiche della liturgia greca. 
Interno della cuba (foto: www.sicilystockphoto.com)
Anche nel territorio etneo si conservano diversi esempi di cube e, una delle meglio conservate è quella di Malvagna (Me). L'edificio è datato all'VIII-XI secolo ed ancora oggi la struttura principale è in buono stato di conservazione, salvo una costruzione rurale addossata a quella antica. La pianta è quella tipica della tricora bizantina con un vano centrale sormontato da una cupola e tre absidi semicircolari e semicupolati. L'edificio venne costruito in pietra lavica legata con malta ed impermeabilizzato con uno strato di cocciopesto. L'altare in questo tipo di costruzione religiosa trovava posto nell'abisde centrale mentre le absidi laterali potevano a buon conto essere utilizzate per l'esposizione del Sacramento e deposito per i sacri arredi (vedi Paolo Orsi). Due finestrelle permettevano l'illuminazione intera dell'edificio.
La cuba di Malvagna è stata restaurata negli ultimi anni e sebbene ubicata in terreno privato è possibile visitarla grazie all'associazione culturale cuba bizantina di Malvagna (http://www.malvagnacubabiza.altervista.org/ - Cell. 339.8165020). Sul sito dell'associazione si trovano anche molte interessanti informazioni sulla Cuba. Essa, ad esempio, venne già citata dallo studioso siciliano Vito Amico ed era già presente nella storica guida turistica Baedeker utilizzata dai pionieri del turismo tedesco agli inizi del novecento.

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