martedì 18 agosto 2009

Alla ricerca della trireme affondata

Le recenti ricerche di archeologia subacquea nel porto di Siracusa


I lavori di costruzione del nuovo porto turistico di Siracusa, hanno fatto sì che dopo anni di attesa si cominciassero dei sistematici lavori di ricerca di archeologia subacquea nelle acque del Porto Grande di Siracusa.
La grande baia a meridione della città, oltre ad essere un riparo naturale per le imbarcazioni, è stata anche teatro di numerosi ed epici scontri navali, basta ricordare la distruzione della flotta ateniese nel V sec. a.C. o l'assedio romano del III sec. a.C.
Per tale ragione sono in molti a credere e, soprattutto sperare, che le sabbie del Porto Grande possano aver celato e conservato fino ai giorni nostri i resti e magari l'intero scafo di antiche imbarcazioni.
Da parecchi mesi ormai la soprintendenza del mare con l'apporto diretto dell'archeologo Nicola Bruno e della fondazione americana Aurora Trust indaga nello specchio d'acqua siracusano.
Con un'ottica del tutto americana - in questo caso purtroppo molto lontana dalle abitudini nostrane - la Aurora Trust ha creato anche un blog (in lingua inglese) in cui tiene aggiornati gli interessati sulle proprie campagne di scavo in giro nel Mediterraneo.
Nel caso di Siracusa le ricerche vanno avanti ormai da due anni, concentrandosi in particolar modo sulla ricerca dei resti di triremi della "battaglia di Siracusa" del 413 a.C.
Negli scorsi anni, dopo aver scandagliato circa 2 Km quadrati si è poi passati ad individuare alcuni punti che sembravano particolarmente promettenti.
L'obiettivo dell'estate 2009 è stato proprio quello di investigare su questi obiettivi. Questo grazie ai subacquei della soprintendenza, dell'Aurora, dei Carabinieri e dell'associazione Trireme e all'apporto della nave "Tuono" dell'istituto nautico.
Le ricerche subacquee nel Porto Grande di Siracusa comportano sempre notevoli difficoltà a causa delle acque torbide.
Il team di ricerca si è avvalso di una nave di ricerca, la Isis, di attrezzature sofisticate come il side scan sonar ed il ROV (una sorta di veicolo subacqueo radiocomandato) oltre che dei sommozzatori tradizionali.
La profondità a cui hanno lavorato i subacquei è stata intorno ai 20 m mentre i depositi di sedimenti che hanno esaminato misuravano circa 2 m di spessore.
Alla data attuale purtroppo nessuno dei possibili obiettivi ha dato esito positivo, tanto che il team di ricerca si sta interrogando se l'altezza del deposito di sedimenti ipotizzata di 2-3 m per la battaglia del V sec. a.C., non possa in realtà essere errata.
La campagna subacquea estiva del 2009 è stata quindi infruttuosa e l'intero team conta di sviluppare nuove e più efficaci strategie di indagine, mirate anche sulla specifica situazione delle acque siracusane. E' possibile che non rimangano più resti di grossi scafi della battaglia contro Atene ma solo piccoli detriti sparsi. Sono state individuate invece strutture sommerse relative ad una rete di difesa risalente alla seconda guerra mondiale.
Chi volesse tenersi costantemente aggiornato può seguire le attività della fondazione Aurora Trust sul suo sito e sul blog: http://www.auroratrustblog.com/ e http://www.auroratrust.com/


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