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venerdì 15 gennaio 2010

Nuovo video su Thapsos

Segnaliamo un nuovo video su Youtube


Navigando in internet è bello, di tanto in tanto, andare a "spulciare" siti come Youtube alla ricerca di nuovi interessanti filmati in ambito archeologico. Ogni tanto capita anche qualche piacevole novità. Segnaliamo e condividiamo in questo caso un nuovo breve documentario dedicato al sito archeologico di Thapsos vicino Priolo Gargallo (SR) di cui ci siamo più volte occupati in questo blog.
Tomba a pozzo da Thapsos (credits: www.sicilystockphoto.com)Il video dura pochi minuti e fa una breve panoramica della necropoli con tombe a grotticella artificiale di Thapsos.
Thapsos è un sito chiave per la comprensione della preistoria siciliana. Dà il nome all'omonima cultura della media età del bronzo, sviluppatasi in Sicilia alla metà del secondo millennio a.C.
Il sito venne studiato in particolar modo dall'archeologo Giuseppe Voza e, oggi, dagli studiosi è ritenuto un vero e proprio emporio commerciale dell'antichità dove confluivano merci da varie zone del Mediterraneo (Cipro, Grecia) e dove forte era l'influenza micenea.
Oggi la necropoli è liberamente fruibile mentre i resti del villaggio protostorico sono visitabili solo "a singhiozzo" su prenotazione (vedere i precedenti post dedicati all'argomento).
Eccovi allora il video citato e buona visione !
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Video: salvomac/Youtube - Foto: S.Leggio/Sicilystockfoto.com






giovedì 17 dicembre 2009

Verso una carta archeologica di Priolo

Convenzione tra CNR e Comune di Priolo Gargallo


Necropoli di Thapsos (c)S.Leggio/Sicilystockphoto.comIl comune di Priolo Gargallo, cittadina a decisa vocazione industriale per la sua stessa posizione all'interno del polo petrolchimico siracusano ha da diversi mesi attivato un'ammirevole politica culturale che mira alla valorizzazione e alla promozione delle non poche aree a valenza archeologica presenti nel proprio territorio. Il primo passo è stata una convenzione con la soprintendenza ai beni culturali di Siracusa mirante a dare sempre più visibilità e possibilità di fruizione al sito archeologico di Thapsos, uno dei siti chiave dell'archeologia preistorica siciliana.
All'interno del territorio comunale ricadono però numerosissime altre aree di interesse archeologico, dimenticate da tempo se non addirittura cancellate dalla speculazione industriale degli anni sessanta.
Ebbene, il Comune ha deciso di vederci chiaro ed ha concluso una convenzione con il CNR mirante ad una catalogazione dei siti archeologici del territorio di Priolo Gargallo.
Si va da numerose necropoli protostoriche a evidenze di epoca greca e romana a ipogei paleocristiani e siti di archeologia industriale.
La convenzione avrà una durata di tre anni e si pone come obiettivi la catalogazione ma anche pubblicazioni e percorsi di valorizzazione turistica.
Questo porterà alla realizzazione di una vera e propria carta archeologica del territorio comunale. La speranze espresse dal Comune sono quelle di vedere anche l'apporto di studiosi ed appassionati locali.
In bocca al lupo al comune di Priolo allora con la speranza che presto Thapsos divenga un sito modello perfettamente fruibile e che siti di interesse come la Basilica di San Focà o le numerose piccole catacombe paleocristiane possano essere restituite ai visitatori, magari con l'apporto di sponsorizzazioni private che facilmente potrebbero provenire dalle imprese del polo industriale.

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Credits: Foto della necropoli di Thapsos (© S.Leggio/Sicilystockphoto.com)

mercoledì 20 maggio 2009

Aperto ai visitatori il sito archeologico di Thapsos


Accordo tra il comune di Priolo e la Soprintendenza ai BB.CC.AA.

A diversi decenni dagli scavi che hanno riportato alla luce parte dell'antico sito preistorico di Thapsos, sembra esserci finalmente uno spiraglio per la fruizione da parte di turisti ed appassionati.



Il comune di Priolo Gargallo (Sr) e la Soprintendenza ai Beni Culturali di Siracusa hanno infatti firmato un accordo per una prima parziale fruizione al pubblico del sito, fruizione che si spera possa essere ampliata in futuro.

Thapsos è uno dei siti chiavi della preistoria siciliana. Venne scavato da Giuseppe Voza e vi si rinvennero numerose testimonianze di contatti commerciali tra gli abitanti del villaggio, la cultura micenea e quella cipriota. Insomma, Thapsos sembra essere stato un vero e proprio emporio commerciale delle media età del bronzo.

Il sito insiste sulla penisola di Magnisi, poco distante dal comune di Priolo Gargallo, nella zona di Marina di Melilli, a pochi passi dalla riserva naturale saline di Priolo e, purtroppo, all'interno del polo petrolchimico siracusano.

L'intero sito venne costruito su questa penisola che aveva ottime caratteristiche difensive e di attracco. In questi anni le parti dell'isola in cui ricadono i resti di alcune capanne della fase più antica del villaggio e le necropoli, a grotticella artificiale con dromos e a pozzetto sono state liberamente accessibili. L'area più importante del villaggio invece è recintata e finora era difficilmente fruibile. All'interno di questa ricadono i resti di alcuni edifici costituiti da più stanze e dotate di cortile. Si tratta di un'area del villaggio che fece un vero e proprio "salto tecnologico", probabilmente in conseguenza dei contatti commerciali col popolo miceneo.

L'area è stata finora di difficile fruizione anche a causa di sequestri da parte della magistratura e per lunghe operazioni di bonifica ambientale necessarie dopo gli scempi degli anni sessanta.

Grazie all'accordo siglato, su richiesta, gruppi e scolaresche potranno adesso prenotare una visita guidata gratuita al sito, comprendente anche l'area finora chiusa al pubblico. La biblioteca comunale di Priolo Gargallo fungerà da call center per l'organizzazione delle visite. Per maggiori informazioni pertanto è possibile telefonare alla stessa al numero 0931.779302.

Foto: cortesia Diego Barucco - Siciliafotografica
Oltre ai resti di epoca preistorica la penisola conserva anche resti di epoca medievale (una torre di avvistamento) e risalenti alla seconda guerra mondiale (una serie di bunker sotterranei).
Le intenzioni del comune sono quelle di valorizzare questo sito che, nonostante l'infelice posizione odierna, potrebbe diventare un interessante e suggestivo parco archeologico.
Una piccola galleria fotografica su Thapsos è visionabile sul sito Hermes Archeologia e Turismo e sul sito Siciliafotografica. Per organizzare un'escursione archeologica è anche possibile visionare questa pagina.

lunedì 7 luglio 2008

Ricostruzione tridimensionale di un bacino della media età del bronzo

Ricostruzione al computer di un reperto archeologico con 3d Studio

di Sebastiano Leggio



Ricostruzione tridimensionale di bacino lebetiforme da Thapsos


L'articolo originale è consultabile su questa pagina

PREMESSA


I sofisticati software oggi disponibili sia in versione commerciale che in versione open source aprono nel campo dell’archeologia, una nuova prospettiva virtuale, impensabile fino a qualche anno fa. In questo breve tutorial si è tentata una ricostruzione tridimensionale di un reperto archeologico, un bacino di epoca preistorica. Lo scopo non era solo l’estetica ma soprattutto la precisione scientifica. Forme, proporzioni, colori, decorazioni dovevano il più possibile corrispondere a criteri di rigorosità scientifica.
Il bacino lebetiforme

Per tale scopo si è scelto un reperto appartenente alla cultura di Thapsos della media età del bronzo siciliana. Si tratta di un bacino su alto piede come se ne sono trovati tanti nei siti associati a questa facies. Il bacino ha una piastra fittile saldata su un lato dell’orlo. Nei cataloghi viene anche definito come bacino lebetiforme o bacino lustrale. La sua destinazione d’uso è tuttora incerta.Il reperto è oggi esposto al museo archeologico regionale di Siracusa, nel settore A, dedicato alla preistoria, nel sottosettore di Thapsos

LA DOCUMENTAZIONE CARTACEA E FOTOGRAFICA

Il primo passo è stato reperire quanta più documentazione cartacea e fotografica possibile, operazione tutt’altro che semplice per un lavoro amatoriale, considerando anche il fatto che nel museo che ospita il nostro oggetto vige il divieto di effettuare fotografie.Riferimento principale è stato un disegno del reperto reperito nel completissimo volume del Tusa (vedi bibliografia) e che rappresentava fronte, profilo e sezione del bacino. Questo è stato scansionato. Ulteriore riferimento è stata una fotografia trovata su una pubblicazione del museo che mostra il bacino anche se abbastanza distante. Non è stato praticamente utilizzato altro materiale. Questo ha creato alcune difficoltà nella realizzazione di alcune zone “non coperte” quali l’aggancio tra la piastra fittile ed il corpo del bacino. Considerando però che l’immagine finale non avrebbe inquadrato nel dettaglio quella zona, questo dettaglio era ovviabile.



Prospetto e sezione del bacino lebetiforme da ricostruire Fotografia della piastra fittile del bacino

IL SOFTWARE UTILIZZATO

Per la ricostruzione si è utilizzata una vecchia versione del software 3D Studio Max 8. Questo software risulta essere uno dei principali nel campo delle ricostruzioni virtuali e delle animazioni. Per i nostri scopi occorrono soltanto una minima parte delle funzionalità del programma. In molte fasi si è considerato che lo scopo era quello di ottenere una ricostruzione del bacino da vedere come istantanea e non come animazione. Probabilmente, quindi, alcuni passi adottati, divergono da quelli comunemente adottati per ricostruzioni di genere puramente ricreativo anche perché, come detto, lo scopo principale era restare il più possibile aderenti alla realtà.

RASTER DI SFONDO

Il primo passo è stata una semplice operazione di “ricalco”. L’interfaccia di 3DS Max mette a disposizione una visuale da diverse angolazioni, ad es. fronte, lato ecc.E’ stato scansionato il disegno del bacino che poi è stato importato su un software di fotoritocco. Il lavoro sulle immagini cosiddette raster è stato effettuato con Adobe Photoshop CS2 e parzialmente col più leggero ed agile Photofiltre, un piccolo software free di fotoritocco.Il nostro raster è stato importato su 3DS ma risultava troppo piccolo ed indefinito per l’operazione di ricalco, per tale motivo si è optato di ingrandirlo (in una scala 2:1, un disegno di 12 cm di lato).



Operazione di ricalco del raster
Si è poi proceduti alla vera e propria operazione di ricalco del profilo del bacino. Qui si è fatta una prima scelta allo scopo di facilitare il lavoro successivo. Anziché ricalcare l’intero profilo con un’unica spline, a tavolino, il disegno è stato diviso in varie sezioni, corrispondenti alle varie fasce decorative presenti sull’oggetto. Si sono create varie spline, aderenti tra loro, ognuna grande quanto una fascia decorativa. Questo allo scopo di facilitare in un secondo momento l’applicazione dei motivi decorativi tramite texture.

Sezione del nostro bacino
Una volta ottenuti i contorni generali, questi sono poi stati corretti con la funzione modifica sui vertici. Questo sia allo scopo di seguire al meglio la linea del disegno che per dare maggiore plasticità e non rendere “spezzato” l’andamento delle curve. Questo effetto si noterebbe poi sul solido finale.

LA TORNITURA

Una volta ottenuto un profilo soddisfacente si può passare allo strumento lathe, il tornio. Selezionando ad una ad una le spline e applicando il modificatore lathe con un angolo di 360°, il bacino ha cominciato a prendere forma. Tra le utili applicazioni, in alcuni casi si può pensare anche di non “tornire” i nostri progetti di 360° ma meno, per avere una vista sezionata, utile da un punto di vista didattico.




Applicazione del modificatore lathe sul bacino




Se alcune porzioni non risultassero sufficientemente “plastiche”, con un’apposita opzione è possibile aumentare il numero di segmenti. Questo aumenterà i tempi di calcolo ma renderà ancora più realistica l’immagine.

Vista frontale del bacino dopo aver applicato il modificatore lathe Vista prospettica del bacino dopo aver applicato il modificatore lathe

Il risultato finale sarà già il nostro bacino sebbene ancora privo della sua “piastra bifida” e di tutte le decorazioni incise. I falsi colori, al momento, ci aiutano meglio a distinguere le varie sezioni dell’oggetto.In una porzione libera del disegno si è poi passati a “ricalcare” la piastra bifida. L’operazione con la spline è identicata alla prima solo che, questa volta, per dare spessore, anziché il tornio è stato utilizzato il modificatore “estrudi”, extrude. Un punto di difficoltà è stato capire in che modo fosse fatto il “punto di aggancio” tra la piastra e il bacino. Purtroppo la documentazione grafica in possesso non era sufficientemente chiara. In ogni caso si tratterebbe della parte più complessa della realizzazione. Il collegamento tra un oggetto piano con un oggetto curvo richiede il ricorso alla modellazione tridimensionale. Considerando il fatto che le visioni dell’oggetto che ci interessano non puntano però a quel dettaglio, si è potuta evitare questa fase. Quella porzione rimarrebbe comunque “coperta” dal corpo del bacino stesso. Sono poi stati aggiunti ancora i due “coni” saldati sulla piastra. Infine il tutto è stato inclinato come mostrato nel disegno dell’oggetto.


Realizzazione ed estrusione della piastra fittile Vista frontale del bacino dopo aver applicato il modificatore lathe

MATERIALI E TEXTURE

Terminata la parte solida si è passati ai colori e alle decorazioni dell’oggetto. 3DS Max mette a disposizione una complessa interfaccia per la creazione dei materiali da utilizzare nei propri progetti. La prima texture da ottenere era quella relativa alla ceramica priva di decorazioni. A tal fine si è utilizzato un “ritaglio” dell’unica foto a nostra disposizione.


Ritaglio della texture con Photofiltre L'editor dei materiali di 3d studio

La texture è stata utilizzata come bitmap per tutto lo sfondo del bacino. 3DS Max permette di impostare anche il colore della luce ambientale e diffusa e di quella riflessa specularmene. Di tali colori, con lo strumento contagocce sono stati presi i valori RGB per poi riportarli nell’editor di immagine e miscelare al meglio la visibilità tra “colore puro” e texture.

La texture relativa all’argilla è stata mantenuta costante in quanto identica in tutto il bacino. E’ stata copiata più volte con gli stessi parametri.Le decorazioni sono tutte incise e non vi sono segni di pittura. Per questo motivo è importante dare un aspetto “tridimensionale” alle decorazioni che andremo ad applicare. Sono stati creati tanti materiali quanto erano le diverse fasce decorative. Per la mappa relativa alla luce ambientale e diffusa si è sempre ripetuta la texture di base dell’argilla.Tra le funzionalità dei materiali di 3DS Max vi è anche un canale bump, la rugosità. In questo canale si carica un bitmap in bianco e nero. I punti chiari vengono letti come punti da estrudere, quelli scuri come punti da incavare. Tramite un’apposita scala è poi possibile accentuare o diminuire tale effetto.Dal nostro disegno quindi si sono ritagliate le texture con i vari motivi decorativi. Per questa operazione è sufficiente prendere una sola volta il motivo che verrà ripetuto e fare attenzione che sia “collegabile” con la propria copia. Inoltra il motivo va preso nella parte centrale del disegno, ove non intervengono deformazioni prospettiche. Ecco a titolo di esempio le texture ottenute:

I motivi utilizzati per le texture


Adattare la texture alle varie porzioni è una della parti più difficoltose. Bisognerà giocare un po’ con il modificatore UVW Map, il più delle volte proiettando un’immagine cilindrica e con i parametri quali il tiling. La mappa più semplice da applicare è sicuramente la decorazione della piastra in quanto piana, avendo l’accortezza di inclinare la proiezione piana.Accentuiamo poi il canale bump fino ad ottenere un effetto realistico. Un aiuto per impostare correttamente i parametri delle mappe è quello di crearsi prima un parallelepipedo su cui applicare la texture e una volta regolato questo, trasferirla sulla superficie curva

Applicazione delle texture

CONCLUSIONI

Una volta applicate le texture si può concludere il progetto e passare al rendering, l’operazione che ci consente di ottenere di nuovo un’immagine raster. In alternativa si possono compiere delle ulteriori migliorie. Si può ad esempio introdurre l’illuminazione allo scopo di evidenziare meglio le parti che maggiormente ci interessano. 3DS Max introduce un’illuminazione di default ma possiamo liberamente introdurre faretti spot e omnidirezionali oltre che luce ambientale.Un ulteriore scelta può riguardare lo sfondo: fermarsi al solo oggetto preso in esame o valorizzarlo con uno sfondo quale la vetrina di un museo o la ricostruzione del sito di ritrovamento ? 3DS Max non ci pone limiti in tal senso.La ricostruzione ottenuta, sebbene passabile di numerose migliorie è sicuramente soddisfacente. Il bacino risulta sufficientemente realistico anche se tanto si potrebbe ancora fare. Il bacino è stato rappresentato ricostruito “per intero” anche se nella realtà risulta frammentario. Le decorazioni risultano ben leggibili ma con opportune regolazioni del canale di bump e dell’illuminazione si potrebbe ottenere di meglio. Per il momento si è scelto di non “risolvere”il problema della modellazione dell’attacco tra la piastra ed il bacino, anche per mancanza di immagini. Rendendo realistico anche questo dettaglio è possibile avere nuove interessanti vedute del bacino così come si può pensare di convertirlo in un modello vrml per visualizzarlo ondine come modello virtuale. Insomma, le possibilità ancora aperte sono tante.In questo breve articolo si è data solo qualche traccia per una possibile applicazione dell’archeologia virtuale. Ciò non toglie che possano esservi soluzioni migliori e più efficienti. Commenti e suggerimenti sono sempre benvenuti.


Rendering parziale del nostro bacino Rendering con sfondo immaginario, luci e ombre

Rendering effettuato con le luci di default Dettaglio del piede e del corpo del bacino

Rendering finale senza sfondo e con lieve illuminazione dato da una lampada omnidirezionale ed una spot per accentuare i contrasti

Software utilizzati

- 3D Studio Max

- 8Adobe Photoshop CS2

- Photofiltre 6.2.5

Bibliografia

- S. Tusa, La Sicilia nella preistoria, Palermo 1999

- G. Voza, Museo archeologico regionale “Paolo Orsi”, Siracusa 1990



domenica 6 luglio 2008

Ricostruzione 3D di un bacino della media età del bronzo (anteprima)

Bacino lebetiforme da Thapsos realizzato con 3D Studio Max






Quali sono le potenzialità dell'archeologia virtuale ? Proviamo ad utilizzare i moderni software informatici in campo archeologico...

Al momento solo una piccola immagine a bassa risoluzione, una ricostruzione realizzate con 3D Studio Max. Si tratta di un bacino lebetiforme proveniente dall'abitato del bronzo antico di Thapsos, vicino Siracusa.
Dimensioni, forme e decorazioni sono reali in quanto come modello sono stati presi i disegni originali. Il bacino è oggi esposto nel settore A del museo archeologico "Paolo Orsi" di Siracusa.
Prossimamente si tornerà sull'argomento con immagini migliori ed un breve tutorial sulla realizzazione della ricostruzione.

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