sabato 20 novembre 2010

Priolo paleocristiana (2): la catacomba della Manomozza


Un monumento tornato nell'oblio

La curiosa recinzione della catacomba ed alcuni pozzi
Tra gli ipogei funerari della zona di Priolo Gargallo, il più celebre è sicuramente la catacomba chiamata della Manomozza, ubicata a breve distanza dall'ingresso sud del paese. Prima ancora di parlare di questo ipogeo di epoca paleocristiana, molto vi sarebbe da dire sulle sue condizioni di conservazione e fruibilità. Allo stato attuale, la catacomba della Manomozza risulta chiusa al pubblico e del tutto priva di cartellonistica che ne indichi la posizione. Non risultano inoltre, a breve termine, progetti per la sua apertura anche parziale. Dispiace registrare questo, in netta controtendenza con il notevole interesse che invece il comune di Priolo Gargallo ha mostrato per il recupero e la fruizione di Thapsos, sito anch'esso ricadente nel comprensorio comunale. Quanti si avventurano alla ricerca della catacomba della Manomozza trovano invece cumuli di rifiuti (tutta la parte antistante è tristemente ridotta a discarica abusiva), un cancello arrugginito, sigillato da un lucchetto ancor più arrugginito, ed una recinzione di ferro e cemento che difficilmente si potrebbe definire di buon gusto. Le foto che accompagnano questo articoletto sono testimonianza di quanto si presenta oggi agli occhi del curioso visitatore o turista. (una galleria fotografica completa è disponibile su Siracusareport.tk) Eppure, la catacomba della Manomozza fu tra i primi monumenti archeologici della zona ad essere restaurato. Questo già alla fine degli anni Sessanta, con il contributo della SINCAT che voleva dimostrare come l'area industriale potesse sostenere e dare fondi anche per lo sviluppo culturale. Il monumento venne studiato già agli inizi del Novecento dall'archeologo Paolo Orsi e, in seguito ebbe ancora l'interessamento di studiosi di grande fama come Bernabò-Brea e Agnello. E' ubicato a breve distanza da quell'importante monumento paleocristiano priolese che è la basilica di San Focà. Una ingresso rettangolare ed una breve scalinata immettono all'interno della catacomba. Esplorando l'ipogeo si sono trovate tracce di una sorta di pozzo che poteva essere un ingresso più nascosto allo stesso, realizzato in epoca anteriore all'editto di tolleranza. Oltre alle sepolture monosome e polisome, uno dei cubicoli della Manomozza è caratterizzato da due sepolture a baldacchino. Si tratta dell'area di maggior pregio del sepolcreto. Paolo Orsi esplorò con cura la Manomozza che però risultava già violata in antico e pertanto restituì pochi reperti. Si trattava di un piccolo cimitero rurale e, pertanto, privo di grandi e lussuose decorazioni. Ciò nonostante, l'archeologo, registrò i resti di ben 13 iscrizioni. L'Orsi identificò due fasi costruttive nella Manomozza, una precostantiniana e l'altra del IV sec. d.C. (l'esplorazione della campagna circostante restituì una moneta bronzea dell'imperatore Costanzo).
Pianta della Manomozza disegnata da R.Carta
La catacomba della Manomozza ha avuto alterne fortune per quando concerne la sua fruibilità. Restaurata negli anni Sessanta, l'impianto elettrico ed idrico vennero in seguito distrutti. Nel 2000, grazie all'interessamento del Lions club venne nuovamente resa fruibile e, in passato, è stata anche utilizzata come suggestivo scenario per un presepe vivente natalizio. Oggi, bisogna con rammarico registrare che tale monumento è nuovamente caduto nell'oblio. A completamento di questo breve post un interessante filmato "scovato" sulla rete. Si tratta di un documentario,  di oltre 20 minuti, dedicato alla catacomba e realizzato nel 1990 da Salvo Maccarrone per un'emittente televisiva locale. Un lodevole tentativo per divulgare e valorizzare al grande pubblico anche il patrimonio archeologico minore.

martedì 16 novembre 2010

Priolo paleocristiana (1): gli ipogei Scrivilleri


Ipogei e catacombe del territorio priolese

Ingresso degli ipogei Scrivilleri
Interno dell'ipogeo Scrivilleri
Sebbene oggi il comune di Priolo Gargallo, vicino Siracusa, sia noto soprattutto per la sua vicinanza ad uno dei poli petrolchimici più grandi d'Europa, esso, in realtà cela un'impressionante ricchezza archeologica. Oggi, purtroppo molte di queste tracce sono occultate se non distrutte per sempre dall'area industriale ma, agli inizi del Novecento, il grande archeologo Paolo Orsi, esplorando queste contrade, scriveva: "...suolo di meravigliosa fertilità e ricchezza archeologica, dove ad ogni piè sospinto, tracce e reliquie di remota civiltà sicula s'incontrano colle greche, ed i ruderi d'età romana s'alternano con le memorie cristiane e bizantine". Sicuramente, nonostante la sua fruibilità soltanto parziale, il più noto sito archeologico della zona è l'insediamento della media età del bronzo di Thapsos. Molti invece ignorano (ed anche gli studi sono ancora allo stato basilare), la grande vivacità che dovette avere questo territorio nei primi secoli del cristianesimo. Ne è testimonianza, in primis, la basilica di San Focà, risalente con ogni probabilità al IV sec. d.C. e che la tradizione collega al vescovo Germano. Tutta l'area è poi ricca di catacombe ed ipogei funerari cristiani. Manomozza, Riuzzo, Scrivilleri, Monachella sono solo alcune delle contrade ove è possibile trovare tracce di quest'epoca storica. Si tratta di testimonianze che, il più delle volte, purtroppo, versano in stato di abbandono se non addirittura a rischio distruzione. Eppure, anche queste piccoli siti archeologici, valorizzati con i giusti strumenti, potrebbero diventare una risorsa culturale e turistica per il territorio. Certo, non per il turismo di massa ma sicuramente per un turismo culturale di nicchia, amante dell'archeologia e dell'escursionismo. Prossimamente passeremo brevemente in rassegna alcuni di questi siti. Oggi ci dedichiamo al primo di questi: gli ipogei Scrivilleri. Si tratta di due piccoli ambienti funerari paleocristiani, dalla collocazione territoriale suggestiva. Sono infatti scavati nella roccia calcarea dei primi terrazzamenti del monte Climiti, a ridosso dell'omonima masseria Scrivilleri (www.masseriascrivilleri.com). Dal basso, nonostante la fitta vegetazione arbustiva, si vede chiaramente l'ingresso di questi ipogei. Con una breva camminata di media difficoltà, superando alcuni dislivelli e la vegetazione folta, si arriva agli ingressi. Gli ipogei ricadono in proprietà privata., pertanto, per informazioni e permessi occorre rivolgersi al vicino agriturismo Scrivilleri. I proprietari cordiali e disponibili vi daranno indicazioni mentre la presenza del tipico agriturismo siciliano può essere una ghiotta occasione per un pranzo post-escursione. Giunti all'ingresso degli ipogei e guardando in direzione del mare, ci si rende conto di come, all'epoca, il panorama dovesse essere estremamente suggestivo. Oggi, purtroppo, una vicina cava e la poco più distante area industriale hanno tolto molto al fascino paesaggistico. Il sepolcreto è costituito da due unità indipendenti, poste quasi una sopra l'altra. E' stato datato tra il III e IV sec. d.C, questo anche in virtù della facile visibilità, indice di una costruzione successiva all'editto di Milano. La piccola catacomba superiore è caratterizzata da un duplice ingresso e da diverse tombe a fossa oltre che dalla rimanenza di due pilastri, possibilmente legati ad un antico baldacchino o, più probabilmente, ad un altarino. Anche l'ipogeo inferiore è costituito da una sola camera con fosse terragne così come tombe scavate a nicchia nella parete, con un andamento grossomodo circolare. In entrambi i casi, il numero delle sepolture e le dimensioni fanno pensare ad ipogei di diritto privato, realizzati cioè per individui con legami di parentela. Accanto all'ipogeo inferiore, sul lato esterno, è posta anche una sepoltura isolata. Nella stessa area, gli appassionati di speleologia potranno trovare ulteriori motivi di interesse, grazie alla presenza anche di una cavità carsica con stalattiti e stalagmiti, nota come grotta Scrivilleri.
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Immagini: due vedute delle catacombe di Scrivilleri. Una galleria fotografica completa è visionabile sul sito SicilyStockPhoto.com (Foto © S.Leggio/Sicilystockphoto.com)

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